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Il mio manifesto

Nella parola "segno" si riassume l'identità del metodo progettuale di Signum.

Fin da giovane, la parola ha costantemente risuonato nella mia mente. Un termine che va oltre la sua definizione letterale, radicato nel latino 'signum' e nel verbo 'seco' - tagliare. Il segno è incisione, marchio, traccia: un segnale che si insinua nella memoria collettiva.

Nella sua essenza più profonda, il 'segno' attraversa mondi diversi - dalla comunicazione militare con i suoi stendardi emblematici, fino alla sfera creativa. Esprimere, indicare, lasciare un'impronta: un concetto che sembra plasmato appositamente per chi fa della creatività la propria missione. Per me ogni segno è un racconto, ogni traccia una identità.

Ritengo che un segno comunicativo debba essere veritiero e coerente

Ecco un'altra versione: Nel mercato attuale, il segno comunicativo non è un lusso ma una necessità strategica. Aziende e professionisti che lo trascurano rinunciano al proprio vantaggio competitivo. Le grandi realtà non vincono solo per investimenti economici o presenza mediatica, ma per la capacità di costruire una narrazione coerente. La vera forza risiede nella capacità di creare un modello comunicativo trasversale, riconoscibile in ogni contesto. Coerenza non significa ripetizione, ma progettazione di un archetipo flessibile. Un equilibrio che attraversa tono, grafica, immagini e colori, generando un'identità unica e immediatamente identificabile. La coerenza diventa così il vaccino contro la frammentazione comunicativa e il generatore del valore più prezioso: la riconoscibilità.

Il contenuto viene prima del design. Il design, senza contenuti, non è design, è decorazione

—​Jeffrey Zeldman